Il pericolo amianto è ancora molto presente in Italia. I dati raccolti da Legambiente parlano chiaro: un censimento di 370mila strutture, di cui 50.744 sono edifici pubblici, 214.469 edifici privati e 20.296 siti industriali.
A ben 26 anni dalla Legge 257/92, che ha messo al bando l’amianto nel nostro Paese, la fibra killer continua a incombere sulla salute dei cittadini e dell’ambiente.
Tra i siti mappati dalle Regioni 1.195 rientrano in I Classe (quella prioritaria in cui bisognerebbe intervenire con maggior urgenza), dei quali 804 sono solo in Piemonte.
Sulla base delle risposte date dalle Regioni (15 su 21) al questionario inviato da Legambiente, per il dossier “Liberi dall’amianto?”, si rileva che, oggi, sul territorio nazionale sono presenti quasi 58milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto.
Dall’indagine risulta che: 370mila strutture, 20.296 sono siti industriali (quasi il triplo rispetto all’indagine del 2015), 50.744 sono edifici pubblici (+10% rispetto al 2015%), 214.469 sono edifici privati (+50% rispetto al 2015%), 65.593 le coperture in cemento amianto (+95% rispetto al 2015%) e 18.945 altra tipologia di siti (dieci volte di quanto censito nel 2015).
Sono poi 66.087 i siti mappati dalle Regioni che hanno risposto al questionario (rispetto agli 88mila dichiarati dal Ministero dell’Ambiente), per un totale di oltre 36,5 milioni di metri quadrati di coperture.
Le regioni dotate di almeno un impianto specifico per l’amianto sono solo 8 (erano 11 nel 2015) per un totale di 18 impianti (erano 24 fino a pochi anni fa): 4 in Sardegna e Piemonte, 3 in Lombardia e 2 in Basilicata ed Emilia Romagna. Un solo impianto esistente in Friuli Venezia Giulia, Puglia e nella Provincia Autonoma di Bolzano.
“Dal dossier “Liberi dall’amianto?” – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – emergono tre questioni prioritarie – bonifiche, smaltimento e leva economica – che devono essere affrontate con la massima urgenza sia a livello regionale che nazionale. Occorre completare al più presto il censimento e la mappatura dei siti contenenti amianto, su cui definire le priorità di bonifica a partire dalle scuole in cui è ancora presente la pericolosa fibra.
Il numero esiguo di discariche presenti nelle Regioni incide sia sui costi di smaltimento che sui tempi di rimozione, senza tralasciare la diffusa pratica dell’abbandono incontrollato dei rifiuti. Non è più sostenibile l’esportazione all’estero dell’amianto rimosso nel nostro Paese, per questo è importante provvedere ad implementare l’impiantistica su tutto il territorio nazionale. Infine occorre ripristinare e rendere stabile e duraturo il sistema degli incentivi per la sostituzione eternit/fotovoltaico, visti gli importanti risultati ottenuti in passato è assurdo che questo strumento sia stato rimosso”.
Un’ipotesi è quella di ripristinare il sistema degli incentivi per la sostituzione eternit/fotovoltaico, come fatto in passato. L’unico strumento efficace che ha portato ad esempio alla bonifica di 100.000 metri quadri di coperture e oltre 11 MWp di impianti fotovoltaici installati e connessi alla rete in tutta Italia.
Le procedure di bonifica e rimozione dall’amianto nel nostro Paese sono ancora in forte ritardo: sono 6869 gli edifici pubblici e privati bonificati ad oggi su un totale, ancora sottostimato, di 265.213 (tra edifici pubblici e privati).
13 regioni su 15 hanno adottato il piano regionale amianto, previsto dalle L.257/92, alle quali si aggiungono Liguria, Umbria e Toscana che già nel 2015 avevano dato l’ok al PRA.
Resta indefinita la situazione di Abruzzo, Calabria e Molise che non hanno risposto.
Le attività di censimento sono state completate da 6 Regioni su 15 (Campania, Emilia Romagna, Marche – solo per edifici pubblici e imprese -, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta), mentre il 60% (9 Regioni su 15) ha dichiarato che è ancora in corso la procedura di censimento del territorio.
Quest’anno, inoltre, il dossier di Legambiente raccoglie anche un contributo dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA) che fa il punto sullo stato attuale delle tecnologie esistenti per l’inertizzazione dell’amianto, che sono le possibili alternative di smaltimento rispetto alla discarica.
“Le attività di informazioni – dichiara Andrea Minutolo, coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente – dovrebbero essere realizzate con maggior frequenza e capillarità nei territori anche perché, ad oggi, i centri regionali per l’amianto, che dovrebbero essere dei punti di riferimento a livello regionale sulla tematica, sono ancora scarsamente diffusi sul territorio, come emerge dalle risposte al questionario pervenuteci, in cui solo 6 Regioni dichiarano di avere strutture che in qualche modo svolgono questa funzione. Su una tematica così complessa e delicata non si possono, quindi, lasciare i cittadini da soli nell’individuazione della possibile presenza di amianto negli immobili e manufatti di proprietà; così come non possono essere lasciati da soli nella scelta del percorso di “bonifica” da intraprendere o nelle spese da sostenere”.
In Sicilia, nell’ambito del programma di interventi della regione 2016/2017 “Sicilia e consumatori: diritti e tutele”, è stata promossa una campagna di informazione, sensibilizzazione e assistenza rivolta ai cittadini e ai consumatori sui pericoli per la salute e l’ambiente derivanti dall’esposizione all’amianto.
L’obiettivo? La consapevolezza sul fenomeno e le conoscenze circa gli strumenti per ridurre e prevenire i rischi dall’inquinamento da fibre d’amianto, a cui hanno lavorato anche altre associazioni territoriali come Movimento difesa del cittadino, Federconsumatori, Confconsumatori, Aduc funzione Sociale ed Omnia (http://www.liberidallamianto.it/ ).
In Puglia, invece, da alcuni anni è partita “Puglia eternit free”, la prima campagna regionale di informazione sul rischio amianto promossa da Legambiente Puglia – con il patrocinio dell’Assessorato alla Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia e la collaborazione di Teorema Spa – mirata alla rilevazione statistica di amianto nelle aree urbane, industriali e agricole.
Per difendersi dalla fibra killer è stato attivato un numero verde (800 131 026) a cui cittadini ed enti si possono rivolgersi per richiedere un sopralluogo tecnico gratuito al fine di censire l’eventuale presenza di materiali e/o manufatti contenenti amianto e conoscere le opportune procedure per rimuoverlo riducendo l’impatto sulla salute.