Con la risoluzione del 31 maggio 2018 sull’attuazione della direttiva sulla progettazione ecocompatibile (2009/125/CE), il Parlamento europeo fa il punto sulla direttiva esistente, sostenendo che l’ecodesign dei prodotti influisca positivamente sulla prestazione energetica nell’edilizia.
Si tratta di un invito ad andare oltre la sola efficienza energetica e a considerare anche tutte le altre caratteristiche di un prodotto che hanno un impatto sull’ambiente: composizione, durabilità, smantellamento, riparabilità e riciclabilità. L’80% dell’inquinamento ambientale e il 90% dei costi di produzione, infatti, sono il risultato di decisioni prese in fase di progettazione del prodotto.
La relazione è stata portata attraverso i passaggi parlamentari dalla deputata belga dei Democratici e liberali Frédérique Ries.
L’ecodesign è la progettazione di prodotti che soddisfa i requisiti minimi relativi all’efficienza energetica. I produttori che non rispettano tali requisiti non sono autorizzati a vendere i propri prodotti nella UE. Inizialmente la direttiva Ue sulla progettazione ecocompatibile fissava standard minimi di efficienza energetica per prodotti come caldaie, elettrodomestici e computer.
L’obiettivo è quello di ridurre il loro impatto sull’ambiente con il vantaggio di far risparmiare denaro ai consumatori. Si stima, infatti, che entro il 2020 la politica per la progettazione ecocompatibile possa far risparmiare ai consumatori europei 490 euro all’anno sulle bollette energetiche.
L’estensione della direttiva consentirà di migliorare l’efficienza energetica, che i prodotti siano progettati in modo ottimale e che i metalli rari al loro interno vengano riciclati.
La relazione adottata dai deputati il 31 maggio scorso invita la Commissione europea ad andare oltre l’efficienza energetica e a prendere in considerazione anche altri aspetti: la durata temporale di un prodotto e la facilità di riparalo e riciclarlo. Stabilire i requisiti per questi aspetti aiuterebbe a prolungare la durata dei prodotti e a ridurre il loro impatto sull’ambiente.
Una revisione di questo tipo, inoltre, è funzionale alla transizione verso un modello economico più sostenibile noto come economia circolare, in cui materiali e prodotti vengono riutilizzati, riparati e riciclati il più a lungo possibile.
Nel luglio 2017, il Parlamento ha chiesto standard minimi per la durata dei prodotti e misure per contrastare la cosiddetta obsolescenza programmata, ovvero l’inserimento ad hoc di difetti in un dispositivo per farlo scadere in una data prefissata o dopo un determinato numero di cicli.
Per il Parlamento l’attuazione della direttiva permette di contemplare l’intero ciclo di vita dei prodotti mediante la definizione di criteri mini, tra cui la robustezza, la riparabilità, il riutilizzo, il riciclo.
La risoluzione del 31 maggio 2018 sottolinea il legame tra la direttiva sulla progettazione ecocompatibile e la direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia e invita gli Stati membri a incentivare la diffusione sul mercato di prodotti e servizi efficienti e a intensificare le attività di ispezione e di controllo.