Nel 2016 il limite annuale per l’NO2 ( biossido di azoto) è stato superato in 21 aree urbane, mentre va meglio per il PM2,5 (25 µg/m³): solo 7 città superano il limite annuale. Lo dice il XIII Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano, redatto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) e presentato ieri a Roma.
Il Rapporto descrive la qualità delle vita e dell’ambiente nelle città italiane attraverso i dati di 119 aree urbane e 10 aree tematiche: Fattori Sociali ed Economici, Suolo e territorio, Infrastrutture verdi, Acque, Qualità dell’aria, Rifiuti, Attività Industriali, Trasporti e mobilità, Esposizione all’Inquinamento Elettromagnetico ed acustico, Azioni e strumenti per la sostenibilità locale.
Vediamone alcune:
Al 10 dicembre 2017, il valore limite giornaliero del PM10 è stato oltrepassato in 34 aree urbane, per gran parte localizzate nel bacino padano. Torino è la città con il numero maggiore di superamenti giornalieri (103). Situazione ancora più critica per l’ozono: nel 2016 il valore limite annuale è stato superato in almeno una delle stazioni di monitoraggio di 21 aree urbane. Nella stagione estiva del 2017 invece, ben 84 aree urbane sono andate oltre l’obiettivo a lungo termine.
Sui 119 comuni analizzati, 85 risultano caratterizzati da frane, mentre 34 ricadono prevalentemente in aree di pianura. Complessivamente sono state censite 23.729 frane con una densità media sul territorio dei 119 comuni di 1,12 frane per km2 (sia frane attive che non). Alcuni comuni ne hanno più di 9 per km2 (Lecco, La Spezia, Lucca, Cosenza e Sondrio), mentre 14 presentano una densità compresa tra 3 e 9 frane (Pistoia, Torino, Vibo Valentia, Livorno, Ancona, Genova, Bologna, Bolzano, Fermo, Perugia, Catanzaro, Pesaro, Campobasso e Massa).
Dal 1999 al 2016, nei comuni in esame sono in atto 384 interventi urgenti per la difesa del suolo già finanziati, per un ammontare complessivo delle risorse stanziate di circa 1 miliardo e 476 milioni di euro. Le città che hanno ricevuto i maggiori contributi statali per la messa in sicurezza e la riduzione del rischio idrogeologico sono in assoluto Genova (354,52 milioni di euro), Milano (171,06 milioni di euro) e Firenze (106,18 milioni di euro).
Le più alte percentuali di suolo consumato rispetto alla superficie territoriale si raggiungono, al 2016, a Torino 65,7%, Napoli 62,5%, Milano 57,3% e Pescara 51,1%. Tra il 2012 e il 2016 è la città di Roma, con oltre 13 milioni di euro all’anno a sostenere i costi massimi più alti in termini di perdita di servizi ecosistemici, seguita da Milano con oltre 4 milioni di euro all’anno.
Le percentuali di verde pubblico sulla superficie comunale restano piuttosto scarse, con valori inferiori al 5% in 96 dei 119 città analizzate, compresi i 3 nuovi comuni inclusi per la prima volta nel campione di quest’anno, nei quali il verde pubblico non incide più del 2% sul territorio. Solo in 11 aree urbane, prevalentemente del Nord, la percentuale di verde pubblico raggiunge valori superiori al 10%; i più alti si riscontrano nei comuni dell’arco alpino, in particolare a Sondrio (33%) e a Trento (29,7%).
Diminuiscono le aree agricole, altro importante tassello dell’infrastruttura verde comunale: il trend della superficie agricola utilizzata negli ultimi 30 anni è negativo in ben 100 dei 119 comuni indagati, con valori percentuali compresi tra il -1,4% di Viterbo e il -83,7% di Cagliari.
Ogni anno il Rapporto è completato da un Focus di approfondimento su di un tema cruciale per la qualità ambientale delle nostre città. Il Focus di quest’anno è su “Mobilità pedonale in città” e promuove la consapevolezza che il muoversi a piedi in città è la modalità più naturale e sostenibile che si possa praticare per migliorare la qualità della vita in ambiente urbano.
Non si tratta più di avere soltanto un trasporto pubblico locale ecologico e intermodale con la ciclabilità, ma di costruire la città sostenibile del futuro, sul modello di alcune città europee, dotata di una rete di percorsi fruibili a piedi per la mobilità quotidiana dei cittadini e per la promozione di un nuovo turismo lento ed esperienziale.
Il Focus restituisce un’idea di città che, agevolando la mobilità lenta, è a misura di bambini e di anziani, contribuisce al benessere psico-fisico di tutti i cittadini, fa riscoprire il valore del prendersi cura di strade e piazze e quindi anche del verde urbano, contribuendo al benessere di tutti.