Il molto discusso ddl Falanga tornerà in Commissione Giustizia per un nuovo esame. La richiesta di rinvio, avanzata da uno dei relatori, Marco Di Lello (Pd), è passata alla Camera con 242 voti favorevoli. Contrario l’altro relatore, Carlo Sarro (FI – PdL): a suo avviso il testo non richiede un nuovo esame.
Il disegno di legge, lo ricordiamo, detta le priorità delle demolizioni: prima gli immobili che provocano un notevole impatto ambientale e costruiti su aree vincolate o a rischio, poi quelli che costituiscono un pericolo per la pubblica e privata incolumità e infine quelli sottratti alla mafia. Per ultimi gli edifici abusivi non per speculazione, ma per necessità, utilizzati da nuclei familiari che non dispongano di altra soluzione abitativa.
Il relatore Di Lello ha ottenuto il rinvio in Commissione Giustizia per continuare ad approfondire il dibattito sull’equilibrio tra esigenze sociali e ripristino dello stato dei luoghi. A suo avviso, il testo presenta “un tentativo surrettizio di sanare immobili abusivamente costruiti attraverso una lunghissima casistica che nei fatti avrebbe portato alla sostanziale impunità del reato commesso, il cui frutto – l’immobile abusivo – avrebbe avuto assicurata resistenza per alcuni secoli”.
“C’è un rischio che non possiamo permetterci di correre – ha affermato Di Lello – l’esperienza di questi anni ci insegna che il solo annuncio di una sanatoria è benzina super nella macchina del cemento illegale. Secondo il Cresme, nei dieci anni successivi al condono Berlusconi del 2003 sono sorte in Italia 270.000 case abusive, con un giro di affari di circa 20 miliardi. Parliamo di un costruito di pessima qualità, pronto a sgretolarsi alla prima occasione in un Paese, l’Italia, che ricordo essere sottoposto ad ogni tipo di rischio naturale, da quello sismico al vulcanico a quello idrogeologico. Noi allora non possiamo permetterci di mandare messaggi sbagliati, né dare strumenti ad abili avvocati per alimentare contenziosi al solo scopo di procrastinare il ripristino della legalità, che per noi, lo ricordo, è un bene non negoziabile”.
Di Lello si è detto invece favorevole al Fondo per le demolizioni, che vengono portate a termine solo nel 10% dei casi per mancanza di risorse nei Comuni.
Contrario al rinvio il relatore Carlo Sarro, che ha messo in evidenza come il dibattito duri ormai da quattro anni e “sul contenuto della legge si sia formata la doppia conforme, cioè tanto la Camera quanto il Senato hanno già votato il testo di merito”.
Per Sarro la richiesta di rinvio rappresenta un dietrofront inspiegabile “dettato esclusivamente da logiche ideologiche, che poi si allontanano dalla soluzione concreta dei problemi; e lo spiegheremo a quelle comunità, a quei territori e a quei sindaci, in larga parte del Partito Democratico, che hanno invocato a gran voce l’approvazione di questo provvedimento”.
Sarro ha denunciato il caos che fa lievitare i costi delle demolizioni, rendendole di fatto ineseguibili perché si mette a rischio la capacità di indebitamento dei Comuni. Citando il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, Sarro ha parlato di ipocrisia della sinistra sul tema dell’abusivismo, criticando anche la situazione del Comune di Giuliano, dove da una parte si demoliscono costruzioni, a detta di Sarro di dimensioni modeste, e dall’altra si costruisce un ecovillaggio che, sempre secondo Sarro, andrebbe “contro la volontà di quella comunità”.
“Questo provvedimento – ha dichiarato Sarro – assegna risorse, o meglio devo dire avrebbe assegnato risorse per eseguire le demolizioni, e avrebbe soprattutto fissato dei criteri obiettivi per evitare quanto è accaduto nel comune di Bacoli, sempre a guida della sinistra, dove l’intervento della procura nell’esecuzione di una demolizione ha visto addirittura impegnata una ditta priva del certificato antimafia. Preferite il caos, il disordine e la confusione? Fatelo. Noi saremo impegnati da domani su tutti i 500 e oltre comuni della nostra regione, a chiarire come si è ritornati in questa situazione semplicemente intollerabile”.