Prevedere un Durc aggiornato anche per i lavori privati per non rischiare di incentivare il lavoro nero. È la richiesta formulata al Governo da Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, preoccupato dal corto circuito normativo che potrebbe innescarsi dalla sovrapposizione delle regole sulla validità del Documento unico di regolarità contributiva, presenti nel Decreto Rilancio e nel Decreto semplificazioni.
La proroga del Durc ha affrontato vari ripensamenti. Nelle prime versioni del Decreto Rilancio (DL 34/2020) era stata ipotizzata la proroga al 15 giugno 2020, ma in fase di conversione (L.77/2020) si è deciso di posticipare la scadenza al 29 ottobre 2020.
Su pressione dei sindacati di settore, nel Decreto Semplificazioni (DL 76/2020) è stata introdotta una disposizione in base alla quale, negli appalti pubblici, la validità del Durc non può essere prorogata oltre il 31 luglio 2020.
Si è quindi creato un “doppio binario” che, lamenta Fillea Cgil, impone un Durc aggiornato per i lavori pubblici, ma concede regole più permissive nel campo dei lavori privati.
Genovesi sottolinea che “per gli appalti pubblici è necessario avere il Durc aggiornato a luglio 2020, ma per i lavori privati, come ad esempio quelli legati al bonus 110%, che rappresentano il 75% della produzione del settore, vale fino ad ottobre 2020 quello aggiornato al 30 agosto di un anno fa.
Questo vuol dire, si legge in una nota diramata da Fillea Cgil, che “se lavoro per un appalto pubblico devo avere lavoratori regolari, se invece prendo soldi pubblici per lavori privati, con il 110% addirittura più di quanto spendo, posso anche permettermi di avere lavoratori a nero, visto che il mio Durc risale ad un anno fa”.
Secondo Genovesi, il Governo in questo modo si sta rimangiando l’impegno nella lotta al lavoro nero e per questo motivo Fillea Cgil ha chiesto di ripristinare i termini del Durc sia per l’edilizia pubblica che privata