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Ridisegnare le città e migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Per Legambiente sono alcune delle risposte all’inquinamento che affigge le città italiane. Secondo il rapporto Mal’Aria 2018, in 39 città la quantità di Pm10 è di molto superiore ai limiti di legge, con condizioni generalmente più critiche al Nord Italia e, in particolare, nella pianura Padana.
Per avere un’inversione di tendenza, ha dichiarato Stefano Ciafani, direttore generale Legambiente, “non servono misure sporadiche, ma è urgente mettere in atto interventi strutturali e azioni ad hoc sia a livello nazionale che locale”. A suo avviso è necessario pianificare gli interventi nelle aree urbane, con investimenti nella mobilità collettiva, partendo da quella per i pendolari, nella riconversione sostenibile dell’autotrazione e dell’industria, nella riqualificazione edilizia, nel riscaldamento coi sistemi innovativi e nel verde urbano. Serve potenziare anche il sistema dei controlli pubblici, con l’approvazione ancora mancante dei decreti attuativi della legge sulle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente da parte del Ministero”.
Tra le azioni che bisognerebbe subito mettere in campo Legambiente propone il potenziamento delle le infrastrutture di ricarica dell’elettrico e della mobilità ciclo-pedonale, la riqualificazione degli edifici pubblici e privati che dovrebbero riscaldare senza inquinare, il rafforzamento dei controlli sulle emissioni di auto, caldaie ed edifici, gli interventi sulle aree industriali e portuali e un nuovo modo di disegnare strade, piazze e spazi pubblici delle città aumentando il verde urbano.
Dal report Mal’aria emerge che, nel 2017 in 39 capoluoghi di provincia italiani è stato superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio di tipo urbano, il limite annuale di 35 giorni per le polveri sottili con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo.
Su 39 capoluoghi, cinque hanno oltrepassato la soglia di 100 giorni di smog oltre i limiti: Torino guida la classifica con il record negativo di 112 giorni di livelli di inquinamento atmosferico illegali, seguita da cremona (105) Alessandria (103), Padova (102 giorni) e Pavia (101 giorni). Situazione critica anche a Asti (98 giorni), Milano (97 giorni), Venezia (94 giorni), Frosinone (93 giorni), Lodi e Vicenza (90 giorni).
Ma ci sono situazioni che Legambiente considera critiche anche nelle altre Regioni: Caserta, Avellino e Napoli hanno superato il limite giornaliero rispettivamente per 53, 49 e 43 volte. A Terni ci sono stati 48 giorni di aria irrespirabile, a Pordenone 39, a Trieste 37 e a Pesaro 38.
Il rapporto contiene un approfondimento sulla presenza di ozono nelle città. Sono 44 le città che hanno registrato il superamento del limite di 25 giorni nell’anno solare: le città peggiori, che hanno superato più del triplo il limite concesso, sono Catanzaro con 111 superamenti, Varese (82), Bergamo (80), Lecco (78), Monza (78) e Mantova (77).
Inoltre 31 città risultano fuori legge per entrambi gli inquinanti. A detenere il “primato” è Cremona, con 178 giorni di inquinamento rilevato (105 per le polveri sottili e 73 per l’ozono), seguita da Pavia (167), Lodi, Mantova e Monza (164), Milano (161) e Alessandria con 160 giorni.
Mal’aria 2018 contiene inoltre un focus “Che aria tira in città” dal quale emerge che le principali città italiane sono tra le più critiche a livello europeo. Dal report del 2016 dell’Organizzazione mondiale della Sanità risulta che i valori peggiori relativi alla concentrazione media annuale di polveri sottili (Pm10) si registrano proprio in Italia: a Torino (39 microgrammi/metrocubo di Pm10), Milano (37) e Napoli (35). A Siviglia, Marsiglia e Nizza invece si registra una concentrazione media annuale di Pm10 di 29 μg/mc. Roma si piazza, insieme a Parigi, al settimo posto con una concentrazione media annua di 28 μg/mcs.
Confrontando il livello di inquinanti negli anni si evince che in Italia non ci sono stati miglioramenti. Motivo per cui l’Italia è stata sottoposta a procedura di infrazione e ha recentemente ricevuto un ultimatum dalla Commissione Europea.
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