Centrare gli obiettivi europei sul risparmio energetico, ma senza extra-costi a carico di cittadini e imprese. È questa, in sintesi, la richiesta contenuta nel parere della Commissione Industria del Senato sulla proposta di modifica della Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica in edilizia.
Secondo la bozza della nuova direttiva, gli Attestati di prestazione energetica (APE) dovranno consentire la valutazione dei risparmi energetici ottenuti con gli interventi incentivati dallo Stato.
Per la Commissione, il calcolo del risparmio energetico ottenuto con un intervento non si deve basare sul confronto dell’APE precedente e di quello successivo ai lavori perché potrebbero essere state utilizzate metodologie diverse. Gli APE si basano infatti sul consumo stimato in condizioni di utilizzo standard e ciò non sembra compatibile con la previsione della proposta secondo cui la banca dati in cui verranno registrati gli attestati dovrà permettere di tracciare il consumo effettivo di energia degli edifici.
La bozza prevede inoltre che sia redatto un nuovo APE dopo ogni installazione o miglioramento di un sistema tecnico per l’edilizia.
La Commissione ha chiesto che l’obbligo di far redigere un nuovo APE sia limitato ai casi in cui l’intervento possa realmente incidere sulla prestazione energetica dell’immobile.
Per centrare gli obiettivi di efficientamento energetico degli edifici, la Commissione ha sottolineato inoltre la necessità di introdurre contratti di Rendimento energetico – EPC (Energy performance contract), e incentivare l’utilizzo di risorse per misure su interi edifici, anziché sulle sole singole unità abitative.
La nuova direttiva incentiverà l’elettromobilità. Dal 2025, gli edifici residenziali di nuova costruzione con oltre dieci posti auto e quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti dovranno predisporre il pre-cablaggio per la ricarica elettrica. L’obbligo riguarderà inoltre tutti gli edifici non residenziali con più di dieci posti auto, compresi quelli in cui l’installazione dei punti di ricarica è sottoposta a procedure d’appalto pubblico. Sarà possibile non conformarsi all’obbligo se il costo delle installazioni di ricarica e di canalizzazione supera il 5% del costo totale delle ristrutturazioni importanti.
La Commissione ha chiesto una normativa flessibile, in linea con le politiche nazionali sulla mobilità elettrica e lo sviluppo atteso della rete infrastrutturale nazionale. Secondo la Commissione, per evitare costi aggiuntivi a carico di cittadini e imprese, l’obbligo di precablaggio dovrebbe riguardare solo i nuovi edifici e non quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti. Allo stesso tempo, bisognerebbe prevedere norme più elastiche sulle tecnologie da utilizzare in modo che i dispositivi non risultino obsoleti al momento dell’effettivo utilizzo.